Il mare è una meraviglia della natura che affascina l'uomo da sempre, e tra le sue caratteristiche più incantevoli vi è il colore. Quando pensiamo al mare, ci immaginiamo spesso il suo azzurro cristallino o il blu profondo, ma il colore del mare è molto più variegato e complesso, influenzato da innumerevoli fattori naturali e atmosferici.
Osservare il mare significa assistere a un continuo mutamento di sfumature, che raccontano storie diverse a seconda del momento della giornata, del clima, delle stagioni e persino dell'umore di chi lo guarda.
Quando il sole splende alto nel cielo, il mare può assumere un blu intenso, quasi ipnotico, che ci trasmette una sensazione di pace e profondità. Questo blu è il risultato della riflessione della luce solare sull'acqua e della sua capacità di assorbire parte dello spettro luminoso, in particolare i colori caldi come il rosso e il giallo. Rimangono invece visibili le tonalità del blu, che sono riflesse e rimbalzano fino ai nostri occhi, donandoci quella sensazione di infinito. Questo fenomeno ricorda i versi di Eugenio Montale, che nel suo celebre componimento “Meriggiare pallido e assorto” parla di un paesaggio marino che "si protende fino al blu del mare," quasi come se l'acqua fosse un prolungamento del cielo.
Tuttavia, il mare non è sempre blu. Al tramonto, quando il sole scende all'orizzonte, l'acqua si tinge di oro, arancione, rosso e viola, seguendo le calde sfumature del cielo. In quei momenti, il mare sembra farsi più intimo e romantico, come se volesse condividere con noi il segreto del ciclo del giorno e della notte. Ogni onda riflette una sfumatura diversa, e l'acqua diventa una tela vivente che cambia sotto i nostri occhi, lasciando l'osservatore affascinato dalla sua bellezza fugace. Giovanni Pascoli, nella sua poesia “L’ora di Barga”, descrive il mare al tramonto come un "fiume d'oro", con immagini che sembrano evocare la stessa magia cromatica che il sole, morendo, regala alla superficie dell'acqua.
In alcuni luoghi del mondo, il mare può assumere anche colori insoliti. Nelle lagune tropicali, ad esempio, l'acqua può essere di un verde smeraldo, quasi trasparente, grazie alla presenza di fondali sabbiosi e alla bassa profondità. In altri casi, vicino alla costa, il mare può assumere un colore marrone o grigiastro, dovuto alla presenza di sedimenti e detriti portati dalle correnti e dai fiumi. Anche il plancton può influenzare il colore del mare: in alcune zone costiere, durante le fioriture di alghe, il mare può tingersi di rosso o verde, creando spettacoli naturali unici, talvolta inquietanti. Virgilio, nell' Eneide, descrive un mare in tempesta che assume tinte nere e spaventose, simbolo delle forze incontrollabili della natura, dove le onde "si tingono di schiuma sanguigna."
Anche le condizioni meteorologiche giocano un ruolo fondamentale nel colore del mare. Durante una tempesta, l'acqua può diventare scura e minacciosa, quasi nera, e le onde, alzandosi violente, sembrano mescolare il cielo e il mare in un unico vortice. In questi momenti, il mare appare potente, misterioso, e la sua oscurità ci ricorda la sua forza primordiale, quella che l'uomo non può domare. Questo lato minaccioso del mare è immortalato nei versi di Charles Baudelaire, che nella poesia “L’uomo e il mare” parla del mare come uno specchio dell'anima umana, capace di rappresentare sia la serenità che l’ira violenta. Al contrario, nelle giornate calme, il mare può essere di un azzurro chiaro e limpido, una tavola immobile che invita alla contemplazione,
un mare quasi idilliaco, come quello descritto da Pablo Neruda nella sua “Ode al mare”, in cui il poeta esprime un amore profondo per le sue acque “luminose” e “dolci”.
Il colore del mare ha anche una valenza simbolica nella letteratura. Omero, nell’ Odissea, ci descrive il mare "di vino scuro", un’immagine ricorrente nel poema per indicare un mare minaccioso e misterioso, che rappresenta sia l'avventura sia il pericolo. Il mare è l'ostacolo principale nel viaggio di Ulisse, e il suo colore oscuro ne riflette il carattere enigmatico. Anche Joseph Conrad, in “Cuore di tenebra”, utilizza il mare come metafora del mistero e dell'ignoto, un luogo oscuro e inesplorato, simbolo dell’inquietudine e del lato nascosto dell’anima umana.
Anche nella tradizione letteraria italiana il mare è simbolo di viaggi interiori e della ricerca di se stessi. Ne è esempio il romanzo “Il mare” di Claudio Magris, in cui il mare diventa una metafora del continuo movimento della vita, dell’incessante esplorazione interiore e dell'inevitabile nostalgia per ciò che non si può possedere. Allo stesso modo, il mare di Erri De Luca, in “Il peso della farfalla”, è spesso presentato come uno spazio di riflessione profonda, di lotta e di connessione spirituale, dove l’elemento liquido rappresenta la mutevolezza e la complessità della vita.
Il colore del mare è un elemento in costante evoluzione, che cambia a seconda delle condizioni esterne e delle percezioni individuali. È un riflesso della natura e delle sue infinite variazioni, e allo stesso tempo uno specchio dell’anima umana. Il mare, con i suoi colori cangianti, ci parla, ci accompagna e ci invita a riflettere sulla nostra stessa esistenza, offrendoci ogni volta uno spettacolo diverso, in grado di suscitare emozioni profonde e contrastanti.
Osservare il mare significa confrontarsi con l'infinito, con l'inaccessibile, con il mistero dell'ignoto: in questo senso, il colore mutevole del mare diventa una metafora dell’ambiguità della realtà, della sua complessità e della sua costante trasformazione.
Il mare ha anche un profondo valore simbolico per il pensiero esistenzialista. Jean-Paul Sartre, in “La nausea”, descrive l’esperienza dell’uomo che si confronta con l’assurdità dell’esistenza. Il mare, con il suo colore indecifrabile e mutevole, rappresenta la mancanza di un ordine definitivo nell’universo, l'assenza di significato intrinseco che l’uomo si trova a dover affrontare. In questo contesto, la vastità del mare diventa un'immagine dell'angoscia esistenziale, in cui l'individuo si perde, consapevole della sua finitezza e insignificanza di fronte all'infinito. Il mare può però essere visto anche come simbolo di libertà e apertura. Il suo colore, che cambia continuamente, offre una metafora della possibilità infinita, della libertà che l'uomo ha di costruire significati e di cercare il proprio cammino.
In sunto, il mare, con i suoi colori mutevoli, è un riflesso dell’anima: un infinito che sussurra misteri, un abisso dolce e profondo. Nella sua vastità, l’uomo si perde, si ritrova, e abbraccia l’eterno, immerso nella bellezza insondabile del mondo.